La risposta alla domanda in questione non è del tutto banale. Tecnicamente infatti, tutti gli aerei di linea possono effettuare il cosiddetto “reverse” (“Inversori di spinta”). Senza scendere troppo in tecnicismi, questa modalità permette di invertire la spinta del motore. Il mezzo quindi verrà sottoposto ad una forza opposta rispetto alla direzione comunemente presa, permettendogli di rallentare o muoversi in “retromarcia”. Il reverse thrust viene effettivamente utilizzato in fase di atterraggio e costituisce un fondamentale elemento nella fase di frenata.
Ma quindi allora, perchè non utilizzare la “spinta inversa” anche per fare muovere l’aeromobile dal gate? Si risparmierebbe sicuramente tempo, forse ci sarebbero meno ritardi. Inoltre far muovere un “tug” (trattori che si occupano del pushback) rappresenta un costo sotto molti aspetti.
Ebbene, nonostante questi apparenti benefici, la scelta di non permettere agli aerei di linea di muoversi autonomamente in retromarcia, permane, i motivi sono molteplici.
Un fattore non trascurabile è la potenza sprigionata dai motori, soprattutto per i mezzi più grandi. Per fare un paragone, non è proprio la stessa cosa di gridare: “ELICA!” dal finestrino di un piccolo mezzo. Gli apron degli aeroporti sono luoghi soggetti al transito di numerosi addetti, mezzi più disparati, bagagli e passeggeri. Uno o più motori attivi che vanno ad esercitare un’elevata spinta potrebbero quindi causare gravi danni a persone o cose facendo volare oggetti o peggio ancora risucchiarli, causando gravissimi danni al motore stesso. Bisognerebbe assicurarsi che anche a distanza di decine di metri dal mezzo, l’area sia messa al sicuro, cosa assolutamente non semplice. Spesso infatti gli aerei sono anche parcheggiati al gate molto vicini gli uni agli altri.
Oltre ciò, un’operazione di “pushback autonomo” consuma una notevole quantità di carburante, anche se per pochi secondi. Come si può però immaginare, quei pochi secondi di consumo, moltiplicati per tutti i voli, giornalieri soprattutto per quello che riguarda le low-cost, il costo diventa davvero notevole.
In ultimo, gli aerei non possiedono specchietti retrovisori; i piloti avrebbero quindi bisogno di un sistema di telecamere come le più moderne automobili oppure di aver comunque bisogno di un aiuto esterno nella fase di manovra.
Vi è però da dire che per quanto la soluzione di utilizzare un mezzo addetto a questo compito sia quella più utilizzata, qualcosa – è proprio il caso di dirlo – si sta letteralmente muovendo.
Infatti, la società inglese WheelTug, sta portando avanti importanti test per lo sviluppo del “pushback autonomo”. L’idea è quella di dotare le ruote dell’aeromobile di un motore elettrico (alimentabile tramite APU) che permetta quindi al mezzo di effettuare il pushback senza utilizzare la spinta inversa dei motori. I primi tentativi su 737 hanno portato dei risultati più che positivi. Gli aerei sono stati in grado di effettuare anche delle manovre utilizzando questa nuova tecnologia. In attesa di autorizzazioni, potremmo vedere già nei prossimi anni e proprio in Europa, l’utilizzo, quantomeno in prova, in una situazione reale, di questo nuovo modo di intendere il pushback.
In foto, un Boeing 747 della Northwest Airlines al Narita International Airport impegnato nelle operazioni di parcheggio.
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