Mamma, mi si è ristretto il posto!

Alzi la mano chi appartiene alla categoria viaggio in aereo alla voce “quanto poco spazio ho per le mie ginocchia”. Certamente, dal novero sono da escludere i costosi posti in business e prima classe. Ma i comuni mortali che viaggiano in “economica” non possono non aver notato la difficoltà di movimento, di spazio vitale all’interno della cabina di un liner, mentre si è seduti. Le ginocchia toccano lo schienale del sedile davanti al proprio, i gomiti sono pressoché attaccati a quelli del vicino. Se la condizione è sopportabile per un’ora di viaggio, diverso è il discorso per le lunghe tratte.

Sono le compagnie aeree le “cattive” di turno a cercare di stringere il più possibile gli spazi per mettere più persone possibili a bordo o un problema di concept vecchio e che dovrebbe essere rivisto? Si sarebbe propensi a immaginare la prima ipotesi, ma il problema è più antico e più ampio (a proposito di misure) di quanto si possa immaginare.

 

Già, a quando risale la progettazione dello standard di spazio a disposizione dei passeggeri? Anni Duemila? Sbagliato. Anni Novanta del secolo scorso? Sbagliato ancora.

Lo standard degli interni degli aerei risale al 1954, alla preistoria dell’aviazione commerciale. In quell’anno, la Boeing volò per la prima volta il prototipo di quello che poi divenne il più iconico aereo di quegli anni: il 707. Quindi? Quindi, mentre negli anni la tecnologia ha permesso di modificare e creare nuove ali, nuovi motori ecc, la fusoliera è rimasta pressoché la stessa. 
Un esempio? Le dimensioni del 727 erano praticamente uguali al 707, con la differenza per il posizionamento dei motori: messi in coda. Il 737 – ancora in produzione – è in pratica un 707 con due motori invece che quattro. 

I sedili del 707, sei posti posizionati per ogni fila per la categoria di volo “turistica” o economica che si voglia dire, sono ancora spesso utilizzati come standard negli aerei attuali. Per l’epoca, ricordiamo il 1954, erano ancora più che dignitosi, ma in 70 anni non si è evoluta solo la tecnologia, ma anche la specie umana.

Prendete, insomma, un essere umano del 1954 e mettetelo a confronto con uno – pari età – del 2022. Siamo più alti, più grossi e più larghi di spalle rispetto a più di mezzo secolo fa. Il risultato è semplice: gli aerei di oggi ci sembrano più affollati e angusti.

Però, 70 anni dopo, il Boeing 737, con la sua fusoliera larga 3,76 metri, fa sedere ancora sei persone per fila. Cambiamo produttore e il discorso non cambia di molto: anche i leggermente più spaziosi A320 e A220 regalano un solo centimetro in più di respiro. 

La domanda che si inizia a porre, allora, è: ma se gli aerei fossero più grandi? Attenzione, non si parla di dimensioni generali, ma solo di ottimizzazione degli spazi interni. Se lo è chiesto proprio Boeing che ha assoldato un team di designer per cercare di rivedere a delle mancanze ormai visibili a tutti. La patata è passata in mano alla Lift Aereo Design con un concept chiamato Paradym. 

L’azienda – in sostanza – propone una ridefinizione degli spazi, abbattendo divisori e altri accessori che rubano spazio, per proporre sedute più spaziose e modulabili.

Sì, modulabili: i designer sono convinti che il futuro prossimo dell’aviazione sarà dominato dall’adattabilità e flessibilità dei voli, non solo in termini di orario, ma proprio in termini di disposizione dei posti a sedere in base alle richieste dei passeggeri. Già da un po’ di anni, alcune compagnie cercano soluzioni modulari ma con il design attuale degli interni, gli spazi di manovra sono risicati. L’idea è quella di dare maggiore spazio (= maggiore comfort) includendo anche altri pacchetti stile “premium food” o accessi riservati nelle lounge. 
D’altra parte, se ci ragioniamo, è quanto vediamo in auge da un po’ di anni, con le dovute differenze, nei treni a lunga percorrenza. 

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