Un mese fa era toccato a un aliante e ai suoi due piloti precipitati in Alto Adige. Ieri, uno scontro in volo tra due velivoli ha restituito altri due morti. Due giorni fa, questa volta in Friuli, un Pioneer 300 è precipitato nei pressi di Porcia (Pordenone): un morto e un ferito grave in cura in ospedale per le ustioni riportate.
Cinque morti in un mese e mezzo, tre in appena due giorni. Verrebbe da sé dire “volare è pericoloso”, ma è davvero così? Nella realtà no. Fa solo più notizia. Che si tratti di un liner con le sue centinaia di persone a bordo o di aviazione generale (Cessna, Bonanza, Pilatus, Seneca… Scegliete voi tra molti altri ancora), la percezione comune è che si punti sempre il dito contro quelle cose strane con le ali che volano sopra le nostre teste.
Di fatto, l’aeroplano – assieme al treno – rimane il mezzo, a livello statistico, più sicuro con cui viaggiare.
Senza dilungarsi troppo, qui di seguito si riportano i numeri dell’Istat relativi ai morti/incidenti stradali, nella sola Italia, del 2020. Se cinque morti sembrano tanti, si dovrebbe impallidire di fronte ai 161.643 decessi sulle strade italiane: come se scomparisse dalle cartine una città di medio/grandi dimensioni in soli 365 giorni. Più di 13mila morti al mese, la maggior parte deceduti in silenzio. Ma si parla di cinque morti e solamente perché il caso ha voluto che ci fossero due incidenti ravvicinati a distanza di pochi giorni.
Relativizzare è pericoloso: guardare ai numeri e al loro rapporto aiuta ad avere un quadro più chiaro. Sì, anche se domani cadesse un 767 a pieno carico, rimarrebbe più sicuro un aereo rispetto a mettere piede su un automobile e percorrere qualche chilometro. Lo dicono le statistiche.