Si spegne sotto gli attacchi dei missili russi il “sogno” degli ucraini. Era proprio questo il nome (tradotto) del colosso cargo della compagnia Antonov, AN-225 “Mriya”. Sebbene vi siano ovviamente delle priorità sociali e politiche in questo conflitto, l’attacco russo ha colpito anche gli appassionati di aviazione in tutto il mondo.
L’Antonov AN-225 era infatti un unico, gigantesco esemplare. Inaugurato il 21 dicembre 1988 infatti, il velivolo ucraino, con i suoi ben 84 metri di lunghezza, rappresentava non solo un record, ma soprattutto un capolavoro dal punto di vista ingegneristico. Il suo impiego era inizialmente previsto per ambiziosi programmi spaziali sovietici, vanificatisi poi con il crollo dell’unione stessa. A partire dal 2001 venne utilizzato nella Antonov per scopi strategico/commerciali. Potremmo tranquillamente dire che “Mriya” ha trasportato, nella sua storia di circa 34 anni, le merci più disparate. Oltre che per il trasporto di truppe in determinate occasioni, l’ampia stiva dell’AN-225 ha trasportato anche parti di altri velivoli, grandi moduli industriali e addirittura parti di una centrale a gas. La capacità massima era di ben 250 tonnellate. Il trasporto di carico così elevato era principalmente ad alcune caratteristiche: la coda “doppia” che consentiva deportanza e maggior manovrabilità, le ben 32 ruote su cui si poggiava e ovviamente i ben 6 motori turbofan. La velocità di crociera dell’Antonov era infatti di circa 800 km/h (massima intorno agli 850km/h) con un’autonomia di circa 4000 km a carico massimo.
La gloriosa storia del “sogno” purtroppo termina forse ingiustamente, a terra, colpito in maniera che potremmo definire beffarda, dall’alto, mentre era nell’hangar costruito su misura all’aeroporto di Hostomel, vicino la capitale ucraina. Alcuni esperti stimano una sua “riparazione” a ben 3 miliardi di dollari, questo purtroppo andrebbe ad escludere la possibilità di vedere di nuovo “Mriya” in volo. Per gli ucraini e gli appassionati di aviazione, ma soprattutto per coloro che hanno avuto la fortuna di vederlo librarsi nel cielo, il “sogno” non terminerà mai.